L'aria profumata entrò nei suoi polmoni.
Chiuse gli occhi per un Istante e lasciò che gli altri sensi riempissero la sua mente.
I mille suoni della natura viva cullavano le sue orecchie.
Sollevò le palpebre e fissò l'albero. Si sentiva bene, in pace, ma quel pesco rimaneva lì, immobile davanti a lui.
"Comincia a disegnare!"
Prese un pezzo di carbone, si accostò al cavalletto, e tracciò un segno verticale sul foglio.
"Non così! Disegna con tutto il braccio! Muoviti insieme all'albero!"
Sciolse le spalle e si gettò sul foglio. Non se ne sarebbe andato di lì con una sconfitta.
Si mosse con foga, scompostamente, come se volesse richiamare l'attenzione di quella pianta indifferente.
Poi successe qualcosa...
Un po'per volta si sorprese a muoversi in modo più armonioso, una strana sensazione iniziò a scorrergli nelle vene...
"Lo sento!"
Sentiva, prima solo come un lieve e sommesso tremore, poi sempre più chiaramente, la linfa scorrere verso l'alto. Sentiva gli anni di impercettibile, lento crescere. Sentiva il peso dei frutti pronti a cadere sul prato.
I suoi tratti divennero precisi, potenti. Non che raffigurassero ancora qualcosa di definibile, ma trasmettevano l'energia di quella caparbia, paziente vita, quell'invisibile elevarsi verso il sole.
Provava un'eccitazione nuova, un'unione inebriante col creato.
Quando si fermò, si accorse di respirare profondamente come non aveva mai fatto.
Ora il pesco non gli sembrava più indifferente...
"Grazie Jean"
"Figurati, pivello!"
E Jean lo guardò con uno strano sorriso, come volesse dargli il benvenuto...